Marco non è Caino
Puglia. Agosto 2008. La vicenda narratami sembrerebbe riecheggiare l’antica storia biblica di Caino e Abele. Com’è noto, il te- sto sacro narra di Caino che si ingelosì di suo fratello e lo uccise. Anche questa è la storia di due fratelli. Uno contro l’altro. Ma a differenza dell’antico testo, in questa storia, Abele non muore e Caino forse è soltanto la sua rappresentazione sbagliata. Marco mi ha chiamato al telefono di pri- mo mattino e mi ha fatto accenno della sua storia. Sono a Pavia per un processo di armi e devo entrare in aula. La voce al cellulare ha un tono pacato e, nonostante io abbia fretta di congedarlo, procede imperterrito nella sua narrazione. Non posso però più ascoltarlo. Ci diamo appuntamento in studio. Subito dopo pranzo mi ritrovo di fronte un giovane vestito di tutto punto dai modi gentili. L’accusa è tentato omicidio. Secondo il capo d’imputazione, Marco viene accusato, dopo l’ennesimo feroce litigio con il fratello, di essersi messo alla guida della sua BMW e, con premeditazione, di averlo investito mentre questi era in bicicletta. Il fratello, dopo una lunga degenza in ospedale, si salverà. All’epoca dei fatti Marco, dopo l’evento presuntivamente omicidiario, scappa con la sua automobile e si rifugia a Milano. Dopo qualche giorno, si va a costituire. Sconta un periodo di carcere preventivo. Poi nuo- vamente libero. La data dell’udienza preliminare si avvicina. Marco ha paura, pur sentendosi innocente. Nel processo bisognerà far emergere la verità nascosta sotto un cono d’ombra. Quella che per ora non è emersa dalle indagini. Ovvero: Marco con la sua BMW voleva soltanto spaventare il fratello, affiancando la bici, sgommando vicino alla macchi- na. L’impatto è figlio di un caso fortuito. Di una sua imperizia in quell’azione. Insomma, non vi era l’intenzione di uccidere il fratello. Si dirà: è fuggito. Ma la fuga non è certo un’ammissione di colpevolezza, ma una chiara dimostrazione che il giovane era sprofondato nel panico oltreché in un uno stress psicologico. Il processo dovrà essere scandito in punto di perizie. La ricostruzione dell’incidente. Lo stato psicologico dell’imputato. E poi le testimonianze di chi avrebbe visto l’impatto. I testimoni hanno visto la BMW puntare sulla bici o hanno assistito ad una manovra improvvida del conducente che ha causato il terribile incidente? Marco esce dallo studio portando con sé il suo dolore, ma anche la speranza di essere proclamato innocente. Perché Marco non è Caino.