Cos’è la corruzione in Italia e come si manifesta?

Corruzione in ItaliaSecondo le statistiche rilevate dalla Corte dei conti, il fenomeno della corruzione in Italia  rappresenta la metà dell’intero fenomeno nell’Unione europea. Per fare un esempio, per ogni euro di tangenti che circolano in Europa, 50 centesimi riguardano il nostro Paese. Tuttavia, nonostante questa problematica, il contrasto per via giudiziaria appare alquanto insoddisfacente.

Infatti, nel 2011, a fronte di 60 miliardi di tangenti ci sono state condanne in primo grado per appena 75 milioni di euro e di 15 milioni di euro in appello. Come è ormai ben noto, i tempi della giustizia italiana sono infiniti.                                                               

Si ritiene necessaria una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini sui danni che derivano da un uso così frequente delle mazzette.                                                       

E sono proprio le statistiche italiane a farci capire lo scoglio che abbiamo di fronte: quasi il 20% per cento degli italiani confessa di avere ricevuto un’offerta o una richiesta di tangenti, mentre il 13% per cento ammette di avere ceduto al pagamento illegale per accedere a un servizio pubblico. Infine un danno indiretto, ma alquanto pesante per il nostro Paese riguarda il fatto che le tangenti allontano gli investimenti degli stranieri; infatti al momento, secondo Trasparency International, l’Italia è al posto numero 69 (nel 2010 eravamo al 67) nella classifica, su 182 nazioni. Ed è per tal ragione che si assiste ad una diminuzione degli investimenti esteri. Dall’analisi di queste cifre si evince che i danni della corruzione sommati ai 100-120 miliardi di euro di tasse evase ogni anno, aiutano a capire perché l’Italia spreca la sua ricchezza e non cresce.

Quanto costa la corruzione in Italia?

Quanto costa la corruzione in ItaliaMa quanto costa la corruzione in Italia? Ci si chiede quanto costi all’Italia il fenomeno della corruzione, la risposta: circa 60 miliardi.

Una cifra che aiuta a rendere l’idea di quanto sia grave, economicamente, il fenomeno. 

Purtroppo, però, il prezzo della corruzione va ben oltre la sfera economica e la somma delle tangenti.

Quali sono i casi di corruzione in Italia?

  • Nel 2018 i giornali italiani hanno riportato 990 casi di presunta o conclamata corruzione. Il primo episodio clamoroso che ha posto l’attenzione dell’opinione pubblica sulla corruzione è datato al 1965.                                                                                                                                        Si tratta dello Scandalo Tabacchi che vide protagonista Trabucchi, ex ministro delle Finanze democristiano, incriminato di aver accordato ingiustificate licenze a due società di proprietà di un ex deputato, al fine di importare tabacchi, in cambio di finanziamenti per il partito. Questo è un esempio emblematico che mette alla luce il problema della corruzione politica, nato proprio da qui, ossia dal finanziamento illecito ai partiti. Ai tempi i partiti di massa erano divenuti vere e proprie aziende, e per concorrere avevano bisogno di soldi.

CasiCome si concluse la vicenda, vi chiederete, sui casi di corruzione in Italia? La Commissione Parlamentare chiamata a decidere sull’autorizzazione a procedere, salvò dalle accuse di contrabbando, interesse privato e abuso di potere Trabucchi.

  • L’esempio emblematico, però, sui casi di corruzione è l’inchiesta “Mani Pulite” sulla corruzione del mondo politico.
  • Tutto fu scatenato da un episodio molto particolare: Mario Chiesa, presidente e amministratore della casa di cura “Pio Albergo Trivulzio” a Milano incontrò l’imprenditore Luigi Magni, il quale assicurò la pulizia dell’edificio con il versamento di una somma di denaro, di una “tangente“ pari a 7 milioni di lire.
  • Accadde che l’autorità giudiziaria non esitò ad aprire un’inchiesta per l’accaduto, inchiesta che, al contempo, fu anticipatrice della noto caso di Tangentopoli, verificatosi tra il 1992 e il febbraio 1994.

Accadde infatti che le procure coinvolte in Tangentopoli inviarono avvisi di garanzia e richieste d’autorizzazione per procedere con le indagini per un totale di circa 500 atti, destinati a deputati e senatori. Davanti alla corte si presentarono tre ex presidenti del Consiglio dei Ministri: Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani e Bettino Craxi.

Quest’ultimo, nella sua difesa, dichiarò che tutti sapevano e nonostante ciò tutti continuavano a pagare ed era noto che delle importanti aziende finanziassero i partiti dando anche delle mazzette a non pochi finanzieri. Craxi in un certo qual modo volle mettere in risalto che non fu lui a dare vita a questo sistema, il quale era già presente da tempo, mentre gli imprenditori, dal canto loro, si dichiararono concussi e non corrotti.

Successe poi che le sole indagini condotte dal Pool di Mani Pulite fecero finire sotto inchiesta circa 4.520 persone. La fase cruciale dell’inchiesta però finì con le dimissioni di Antonio Di Pietro che lasciò la magistratura nel dicembre 1994 per una vicenda di prestiti non dichiarati. Tangentopoli, dunque, può essere vista come una sorta di mafia organizzata senza sangue e senza crimini, ma capace di avere una propria illegalità diffusa.

Puoi ottenere maggiori informazioni anche sul reato di concussione, su corruzione e concussione (con le dovute differenze), e su corruzione in atti giudiziari.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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