«NON PORTATEMI via mio figlio, ha bisogno di me». È un appello disperato quello che Clara Lazzaro, 46 anni, legnanese medico oculista molto stimato all’ospedale di Rho, lancia ai giudici del Tribunale di Milano. Che nel corso dell’ultima sentenza relativa al processo di divorzio dal marito – neurochirurgo in forze al Civile di Legnano – ha disposto l’affidamento del bambino adottato nel 2004 a una casa-famiglia dell’hinterland nordest. Probabilmente Cologno Monzese. Giuseppe (nome di fantasia, ndr) è stato portato in Italia da un orfanotrofio dell’Ucraina quando aveva 21 mesi. Nemmeno due anni. «Nei tre anni successivi io e il mio ex marito abbiamo fatto di tutto per offrirgli il calore e l’amore di cui aveva bisogno».
MA IL CLIMA famigliare purtroppo precipita. Più che per colpa di Clara, per responsabilità del marito, che inizia a trovare difficoltoso, insormontabile, gestire sia il rivoluzionato equilibrio famigliare (come può esserlo quando vi fa la sua comparsa un figlio) sia i problemi comportamentali che il piccolo inizia a manifestare. A cominciare da una certa ipervivacità. «Fra me e lui hanno preso il via tutta una serie di contrasti su come educarlo. Da una parte lui, più permissivo. Dall’altra, la sottoscritta convinta che fosse necessario intervenire». Nel 2007 il ménage, già sul filo del rasoio, collassa. Il marito decide di inseguire la carriera e se ne va due anni a lavorare all’ospedale di Trieste. «Mi sono ritrovata all’improvviso da sola, col bambino e il lavoro. E lui all’improvviso sparito nel nulla».
COSA FACCIA nel capoluogo giuliano, a più di 400 chilometri di distanza, Clara non riuscirà mai a capirlo. Sa solo che quando l’uomo torna a Legnano è trasformato. Da tutti, ma proprio tutti, i punti di vista. La coppia non ha più nulla da dirsi. Intanto, però, Giuseppe è cresciuto. Va a scuola. E pure qui sorgono dei problemi. «Le maestre rilevano, e mi raccontano, che il bambino appare svogliato e si addormenta in classe». Il padre la sera lo costringe a stare alzato fino a tardi. Senza che la mammariesca a impedirlo. L’affidamento è ora imminente. Questione di giorni. Quelli della prossima settimana. Giuseppe è impaurito. Ma l’avvocato di Clara,Francesco D’Andria di Milano, non ha perso le speranze. «È una decisione che non condividiamo, per questo lunedì stesso la impugnerò. E in ogni caso, in questo di iter di separazione fra i due coniugi, il bambino non può diventare la vittima. Ha il diritto di stare con la madre. Non può subire un altro trauma dopo quello dell’orfanotrofio ».
a cura di Ivan Albarelli