Se sei imputato in un processo penale, potrai decidere, insieme al tuo difensore, di rendere ” le dichiarazioni spontanee”.
Dovrai quindi parlare di fronte ad uno o più Giudici e realizzare il miglior discorso della tua vita.
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Le “dichiarazioni spontanee” sono delle dichiarazioni che devono attenere alla vicenda processuale.
In altre parole, sono altro che un discorso in cui dovrai spiegare al Giudice…la tua verità.
Facile a dirsi ma difficile a farsi.
Sì perché il contesto in cui ti muoverai non è dei migliori.
Devi sapere che i Giudici, ogni giorno vedono innumerevoli processi e per quanto possa essere grande la loro volontà e capacità d’ascolto (come sono buono n.d.a. ) i Giudicanti hanno un fisiologico deficit di attenzione.
Quindi: se rendi un discorso ovvio e banale, le tue parole scivoleranno via senza nessuna utilità alla tua posizione.
Ancora, se le dichiarazioni saranno inappropriate o addirittura odiose – capita anche questo – l’effetto potrà essere disastroso.
Mettiti in testa che sei soltanto un numero per la Magistratura; uno dei tanti nell’inferno dantesco della Giustizia italiana.
Ecco perché il tuo discorso, prima di tutto, dovrà essere “non controproducente” e poi dovrà essere efficace.
Quindi dovrai, unitamente al tuo Difensore, costruire un discorso che possa renderti DIFFERENTE AGLI OCCHI DEI GIUDICI e le tue PAROLE dovranno rimanere impresse nella loro mente e magari anche nel loro cuore.
Devi illuminarli con la tua storia, la tua vicenda personale, l’accusa falsa che ti è stata mossa.
Il tuo discorso deve trasformarti da “numero” a “persona”.

Ma come si fa?
Dunque, con l’ausilio del tuo difensore di fiducia, dovrai costruire una scaletta mentale strutturata in 3 parti:
1. INTRODUZIONE
L’introduzione deve conquistare il RISPETTO e L’ATTENZIONE dei Giudici e far capire loro sin da subito la solennità di quanto stai per dire.
2. FATTO
A nessuno piace ascoltare preamboli dalla durata biblica o persone che non arrivano mai al sodo. Arriva subito al punto dicendo la tua verità. Non sparare mille colpi a vuoto ma colpisci con uno ben assestato: sarà efficace e rimarrà impresso.
3. – CONCLUSIONE
La parte finale del tuo discorso deve suscitare un’emozione, deve essere un pugno allo stomaco, un colpo al cuore, qualcosa che lasci un segno indelebile nella mente Giudice, tanto che potrà portare “il finale” del tuo discorso nella stanza della decisione.
Ma passiamo dalla teoria alla pratica.
Voglio proporti le dichiarazioni spontanee di un mio cliente accusato di tentato omicidio ai danni di un agente di polizia.
In questo spontanee dichiarazioni ci sono i 3 elementi di cui abbiamo parlato: ossia un’introduzione solenne, un fatto espresso in maniera chiara, precisa e circostanziata, ed un finale ad effetto.
Dunque:
1. Introduzione
“Signor Presidente, Giudici di questa Corte. Chiedo ancora scusa dal profondo del cuore per quello che è successo all’agente di polizia signor […]. So che ha sofferto molto, lui e la sua famiglia, ed è chiaro che le mie scuse non lo ripagheranno della sua sofferenza”.
Come vedete, la dichiarazione introduttiva dell’imputato è votata al perdono. Un giovane che chiede scusa nonostante, come vedremo da qui a poco, non ha compiuto il suo gesto con l’intenzione di uccidere.
Questo illumina la Corte, fa comprendere che si trova di fronte ad una persona che mostra sofferenza per aver comunque arrecato eguale sofferenza ad un altro uomo.

2. FATTO
“Quel maledetto giorno ho visto tre o quattro persone che hanno accerchiato la mia macchina con le pistole puntate contro di me e mi dicevano di scendere.
Non hanno mai tirato fuori nessun tesserino.
Io mi sono spaventato.
Dovete sapere che in passato io sono stato fermato in macchina e rapinato da alcuni albanesi che mi tenevano sotto controllo e che mi hanno preso dei soldi, molti soldi, che io avevo addosso.
Pensavo che si trattasse di un’altra rapina.”

Qui invece vedete che senza fronzoli si arriva al fatto nudo e crudo e alla ragione del gesto dell’imputato.
Perché il catturando è andato a marcia indietro?
Perché credeva di essere vittima di una rapina come aveva subito qualche tempo prima da un commando di persone di etnia albanese.
Così continua dicendo:
“Così non ho capito più niente. Mi sono girato e sono andato indietro con la macchina.
In quel momento di paura non mi sono neanche accorto che qualcuno ha cercato di aprire la portiera. Io pensavo solo a guardare indietro e a salvarmi. È stato tutto velocissimo.”
Come vedete sono poche parole espresse in maniera veloce. Come una scarica di istantanee che si susseguono in una sequenza animata che si stampa nella memoria dell’interlocutore in un batter d’occhio.
Tutto questo per far comprendere al Giudicante come sono andati i fatti puntellandoli velocemente.
3. FINALE
“Io non ho mai cercato di schiacciare contro il muro il signor […] per ucciderlo. Mai.
Non sono un assassino ma soltanto un ragazzo sfortunato.”
Il finale completa il discorso con una proclamazione d’innocenza e conferisce una coerenza logica alle dichiarazioni.
Ma il punto forte risiede nell’aspetto emozionale: l’imputato si strappa l’abito che la pubblica accusa gli ha cucito addosso – cioè quello dell’assassino – e si mostra al Giudice nella sua nudità, ossia quella di un ragazzo sfortunato.
Questo potrebbe essere il miglior discorso… della tua vita.
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Se desideri affidarmi il Tuo caso giudiziario chiamami e sarò pronto ad ascoltarti e ad aiutarti perché…
Io sono Francesco D’Andria e sono dalla tua parte.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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