Il reato di appropriazione indebita è un delitto contro il patrimonio previsto dall’art. 646 c.p., il quale prevede che: compie il reato di appropriazione indebita colui che, avendo il possesso di una determinata cosa o di una somma di denaro appartenenti ad un altro soggetto, se ne appropria al fine di trarne un profitto proprio o altrui. Il reo viene punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 1.000 a euro 3.000.
È possibile parlare di appropriazione indebita tra coniugi?
Per discutere sull’ammissibilità dell’appropriazione indebita tra coniugi bisogna far riferimento all’art. 649 c.p., il quale sancisce la non punibilità a querela della persona offesa, per fatti commessi a danno di congiunti. Non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti dallo stesso titolo in danno:
- del coniuge non legalmente separato;
- di un ascendente o discendente o di un affine in linea retta, ovvero dell’adottante, o dell’adottato;
- di un fratello o di una sorella che con lui convivano.
I fatti preveduti da questo titolo sono punibili a querela della persona offesa, se commessi a danno del coniuge legalmente separato, ovvero del fratello o della sorella che non convivano coll’autore del fatto, ovvero dello zio o del nipote o dell’affine in secondo grado con lui conviventi.
In base alla suddetta scriminante quindi non è punibile chi ha commesso un reato (in questo caso il reato di appropriazione indebita) contro il patrimonio in danno del coniuge non legalmente separato. Quindi, non è ammessa l’appropriazione indebita tra coniugi, ma solo tra ex coniugi oppure tra soggetti non ancora sposati.
Appropriazione indebita tra ex coniugi: come funziona
L’appropriazione indebita tra ex coniugi è l’unica fattispecie penalmente rilevante in quanto l’ordinamento giuridico italiano non ammette la possibilità tra i coniugi di presentare querela tra loro per appropriazione indebita o per truffa.
Si configura appropriazione indebita tra ex coniugi quando ad esempio a seguito della sentenza di separazione, il coniuge scopre che l’altro ha sottratto degli oggetti da casa, indipendentemente dal loro valore. A fronte di tale situazione il coniuge potrà sporgere querela per appropriazione indebita.
E cosa succede se i coniugi si riconciliano, permane la querela o no?
Se in un momento successivo interviene una riconciliazione il reato non è più punibile, perché la riconciliazione ha effetti retroattivi, cioè toglie valore alla separazione sin dall’origine, come se i coniugi non si fossero mai separati.
Qualora il coniuge volesse comunque far valere i propri diritti contro il coniuge che aveva portato via da casa oggetti, l’unica cosa che si può fare è un’azione civile di risarcimento del danno e, se la coppia è sposata in regime di comunione dei beni, potrà chiedere che questa ripristini la parte di comunione depauperata.
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