Caro lettore,
come sai la detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti costituisce reato.
Pur tuttavia, la sola detenzione per consumo personale non configurerebbe il reato in questione.
La linea di confine tra le due ipotesi di liceità e illiceità è come puoi vedere molto labile.
Andiamo ad esaminare la questione nei minimi termini.
Detenzione di sostanza stupefacente per uso personale
L’uso e la detenzione di droga per fini personali sono delle condotte contrarie all’ordinamento che, seppur non sottoposte a sanzioni penali, sono punite in via amministrativa (da ‘’Stupefacenti: fatti di lieve entità’’ G. Berri).
Ciò vuol dire che ci sono delle conseguenze negative per chi detiene della droga anche se a uso personale; le sanzioni amministrative consistono nella sospensione dell’uso della patente, del porto d’armi, del passaporto o del permesso di soggiorno per un periodo che ha una durata variabile (da uno a tre mesi per le droghe leggere, da due mesi a un anno per quelle pesanti).
E’ invece vietata in modo assoluto la coltivazione di marijuana; coltivare anche una minuscola piantina di marijuana è un reato, è penalmente rilevante.
Nell’accertare l’uso personale, oltre ad altre circostanze sospette, occorrerà in particolare considerare l’eventuale superamento dei ‘’livelli soglia’’.
Ciò vuol dire che in caso di superamento di questi, la condanna potrà essere pronunciata solo laddove il giudice ritenga configurata la detenzione finalizzata allo spaccio. Il suo libero convincimento si determinerà alla luce di certi parametri che andremo a vedere da qui a pochissimo.
Un caso reale
Vorrei raccontarti un caso che ho dovuto affrontare e che ti aiuterà a capire come si applicano in concreto le disposizioni sulle sostanze stupefacenti.
Il mio Cliente era stato condannato ai domiciliari. Tuttavia, vittima della dipendenza dalla cocaina, evadeva dal suo appartamento per procurarsi la droga.
Quest’ultima era consumata, solo ed esclusivamente, da lui in prima persona.
Colpo di scena: un anonimo telefonava alla polizia e sosteneva che il mio Cliente in realtà spacciava. Nel perquisire la casa, la polizia trovava non solo la cocaina ma anche dei contanti.
Dovevo dimostrare innanzitutto che quella sostanza era in casa del Cliente per suo uso personale e in secondo luogo che quei contanti non erano i proventi di un’attività di spaccio bensì un regalo fatto da uno stretto parente del mio cliente.
Il cliente, infatti, usava abitualmente la sostanza, ne era ormai un assiduo consumatore: evadeva dai domiciliari per l’impellente bisogno di assumere della droga.
Inoltre la polizia non aveva trovato il canonico strumentario volto al frazionamento della sostanza drogante.
Non è finita perché, non solo lui aveva spontaneamente consegnato la sostanza in suo possesso, ma la polizia non si era nemmeno adoperata per provare con delle foto l’atto di spaccio né aveva provato a bloccare eventuali acquirenti.
Ebbene, nonostante l’assenza di prove e la dimostrazione della sua tossicodipendenza, il giudice di primo grado lo ha condannato.
Ma su che basi?
Il giudice si è basato sull’elemento quantitativo dal quale ne è derivata una presunzione: quell’ingente quantitativo di droga, in quanto tale, corrispondeva ad un’attività di spaccio.
Inoltre hanno comprovato quest’ipotesi prendendo in considerazione una prova che non é ammessa nel nostro ordinamento: la dichiarazione effettuata da anonimo; infatti è stata proprio una telefonata anonima a denunciare la presunta attività illecita.
Ecco perché, senza pensarci due volte,ho impugnato la sentenza . . . Allora, non mi resta che dirti: APPUNTAMENTO IN APPELLO!
Che cosa dice la legge in merito alla detenzione di sostanze stupefacenti?
Ritengo sia importante per te conoscere la disciplina in questione per arricchire ciò che già avrai capito dall’esempio fatto. Ecco perché nei paragrafi seguenti ti parlerò delle novità dell’ultimo anno e i mezzi di prova che possono dimostrare l’attività di spaccio.
Le novità del 2014
E’ bene che tu sappia che con la nuova normativa sulle sostanze stupefacenti:
1) sono previste sanzioni più basse per lo spaccio di lieve entità (reclusione da 6 mesi a 4 anni e multa da mille a 15mila euro). In pratica la riduzione della pena evita la custodia cautelare in carcere. Inoltre l’arresto facoltativo sarà possibile solo in caso di flagranza. Il reato non distingue tra droghe leggere e pesanti, spetterà al giudice graduare l’entità della pena in base alla qualità e quantità della sostanza.
2) è previsto l’inserimento tra le droghe leggere di tutte le cannabis;
3) è previsto l’inserimento tra le droghe pesanti di tutte le droghe sintetiche;
4) si lascia al giudice la possibilità di applicare (al posto di detenzione e multa) la pena del lavoro di pubblica utilità nel caso di piccolo spaccio o altri reati minori commessi da un tossicodipendente.
Lo spaccio è presunto? No, mai!
Devi sapere che l’attività di spaccio riguarda non solo la vendita di sostanze stupefacenti ma anche il regalo di queste.
Innanzitutto ci sono degli elementi che, valutati nel loro insieme, possono condurre a provare lo spaccio.
Che cosa vuol dire?
Significa che l’attività di spaccio si intende dimostrata solo se vi sono una serie di elementi di prova che, uniti tra loro, configurano una responsabilità penale del detentore di quelle sostanze.
Elementi di prova
Uno di questi elementi può essere sicuramente la quantità di sostanza drogante detenuta. Questo dato in sé non provoca una presunzione ma deve essere valutato nell’insieme delle altre prove.
Tra queste rientra con certezza il possesso di diversi tipi di droghe allo stesso momento (ad esempio conservare in casa cannabis, cocaina ed eroina); si presume l’attività di spaccio perché l’uso personale è concepito solo se si consuma una tipologia di droga.
Un’altra circostanza che il giudice tiene in considerazione è se l’imputato non ha un reddito sufficiente per comprare la sostanza di cui si fa uso personale.
Il ragionamento è questo: se non c’è alcuna fonte di reddito si presume che la droga venga venduta per poter affrontare le spese quotidiane. Viceversa se c’è una fonte di reddito (ad esempio un lavoro), scatta la presunzione che questo reddito sarà investito, in parte per l’acquisto di droga per uso personale, in parte per affrontare le spese giornaliere.
Se la sostanza stupefacente è conservata in modo sospetto (ad esempio nel caso in cui pochi grammi siano impacchettati in svariate panette con del cellophan), l’attività di spaccio è evidente!
La prova scatta altresì nel caso in cui, oltre alla droga, in casa siano presenti altre sostanze da taglio che comunemente si usano per “allungare” la cosa; la logica è comprensibile: produrresti mai del vino mischiato con acqua per berlo a cena? Certo che no, magari però lo faresti per venderlo!
Inoltre anche la presenza di bilancini può essere utilizzata come indizio provante la responsabilità.
Infine, una prova schiacciante della responsabilità è la prova dichiarativa di un qualcuno che sostiene di aver acquistato della droga da te oppure nel caso in cui la polizia veda il momento dello spaccio.
L’eccezione della cannabis
Vorrei infine ricordarti un caso particolare.
La religione Rastafari prevede l’utilizzo di marijuana per completare le attività di meditazione richieste per entrare in contatto con Jah (Dio). Questa religione è stata riconosciuta in Italia, ecco perché un c.d. Rastaman dovrebbe essere legittimato a fumare della marijuana senza dover incorrere in problemi con la legge.
E’ importante essere aggiornati su una tematica così delicata come questa.
Nel mio studio teniamo in modo particolare al reato di spaccio o traffico di sostanze stupefacenti.