IL RICICLAGGIO

I soldi, frutto del traffico di droga, di armi, di rifiuti tossici, sono soldi che le Mafie devono reinserire nel circuito legale.

Quest’attività di “ripulitura” costituisce il reato di riciclaggio, ma anche quella di autoricilaggio.

 

Di cosa si tratta?

Il fiume di denaro contante, frutto di attività delittuose, deve essere necessariamente “lavato” e fatto affluire in attività lecite.

Quindi, ad esempio, i soldi sporchi vengono “messi in lavatrice e reinvestiti in ristoranti, bar, night club”.

Il fatto di incanalare questo denaro in vie lecite fino a far perdere le sue “tracce” delittuose – ovvero ripulirlo dallo stigma criminale – costituisce il reato di riciclaggio.

 

Chi commette il reato di riciclaggio?

A commettere questo reato è appunto il soggetto che si adopera nell’evitare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro o altra utilità, non colui il quale ha compiuto il reato presupposto.

 

Facciamo un esempio

Il trafficante di droga che guadagna denaro frutto del traffico di stupefacenti risponderà del reato di traffico di droga; mentre invece il direttore di banca compiacente che “chiude un occhio” e lascia affluire i “soldi sporchi” sul conto corrente della banca e li dirotta su conti esteri potrà essere perseguibile del reato di riciclaggio.

 

La fattispecie del reato di riciclaggio

Il reato di riciclaggio, previsto dall’art. 648 bis c.p., prevede una pena da 4 a 12 anni di reclusione e una multa da 5.000 a 25.000 euro.

Un aumento sensibile di pena si ha per i professionisti che si prestano a fare i “lavandai”.

Sono stabiliti addirittura degli “indicatori di rischio” in cui il professionista, ravvisata l’anomalia dell’operazione, deve segnalarla all’Autorità preposta come illecita.

Tra questi indicatori anomali rientra anche l’ingiustificato ricorso del contante per il pagamento di importi rilevanti.

Pensiamo, per esempio, al commercialista che viene incaricato nella costituzione di un Trust ove inserire una serie di beni da acquistare con dei soldi cash.

 

Il reato di autoriciclaggio

In questo caso, la persona che commette il reato e che ricava soldi dalla commissione del delitto e colui che reinveste economicamente quella somma si confondono nella stessa persona.

Pensiamo ad esempio allo spacciatore che reinveste i soldi acquistando un ristorante a Milano. Ipotesi classica di Autoriciclaggio.

 

Domanda: ma se quella persona anziché reinvestire in un’attività d’impresa compra un qualcosa per un suo godimento personale?

Esempio: i proventi dello spaccio di stupefacente li utilizza per farsi una vacanza alle Bahamas oppure per acquistare una bella villa a Santo Domingo?

Bene in questi casi non vi sarebbe autoriciclaggio in quanto la legge stabilisce che non vi è reato quando il denaro o le altre utilità vengano utilizzate per un godimento personale.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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