Cosa bisogna sapere su appropriazione indebita ed eredità? Il reato di appropriazione indebita è un delitto contro il patrimonio ed è previsto dall’art. 646 c.p.: “Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 1.000 a euro 3.000.
Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata”.
Sono numerosi i casi che possono esemplificare il reato di appropriazione indebita e, in questa sede, ci occuperemo dell’appropriazione indebita rispetto all’eredità di un soggetto.
In tal caso, quindi, commette appropriazione indebita l’erede del defunto che, prima della chiusura della successione, distrae beni dell’eredità di cui ne abbia il possesso.
Affinché si possa configurare il reato di appropriazione indebita è necessario che il fatto sia commesso in danno di fratelli o sorelle non conviventi.
Appropriazione indebita eredità e conto corrente
Come può avvenire la distrazione dei beni dall’eredità? In merito all’appropriazione indebita di eredità e conto corrente, è bene saperne di più.
È possibile che uno dei figli della persona defunta abbia la delega del conto corrente.
La banca blocca la possibilità di effettuare i prelievi (non invece i versamenti) e, nello stesso tempo, revoca anche le deleghe solo dopo la comunicazione della morte del correntista.
Quindi il decesso del titolare del conto corrente deve essere comunicato alla banca dagli eredi del correntista (salvo che la notizia sia già nota al direttore della filiale o ai dipendenti). Dalla comunicazione dell’avvenuta morte del correntista, il conto resta congelato finché non viene presentata la dichiarazione di successione nella quale vengano individuati gli eredi aventi diritto.
Il problema si pone quando, invece, la banca non è a conoscenza della morte del proprio cliente e il delegato alla firma esegua dei prelievi.
Il prelievo dal conto corrente da parte del delegato, effettuato dopo la morte del titolare del conto stesso e prima che la banca abbia avuto notizia del decesso, integra un reato ai danni degli eredi, in quanto è avvenuta una sottrazione del denaro ai legittimi proprietari.
Il reato però si configura solo se il delegato al prelievo era consapevole del decesso del correntista.
Chi può presentare querela di fronte a tale condotta?
A poter querelare il soggetto che ha effettuato i prelievi nel conto corrente è tanto la banca quanto gli eredi.
La querela va presentata entro 3 mesi dalla conoscenza del fatto delittuoso.
Facciamo un esempio: un uomo lascia tutta la sua la sua eredità a sette parenti. Fra i beni del defunto c’è anche un appartamento e i sette eredi decidono di venderlo e di spartirsi in parti uguali il denaro ricavato da tale vendita.
Una delle due sorelle deve occuparsi delle pratiche della vendita e, trovato l’acquirente, insieme all’altra sorella, chiede agli altri cinque eredi delle somme di denaro per portare a termine l’iter burocratico e questi ultimi pagano le somme di denaro richieste dalle due sorelle, senza, però, andare dal Notaio per il rogito.
Uno dei cinque eredi, allora, si insospettisce e si reca in Comune per avere delle delucidazioni sulla pratica di vendita ma gli viene riferito che non esiste nessuna pratica relativa all’appartamento in questione.
I cinque eredi, quindi, si recano immediatamente dalle due sorelle per capire cosa sta succedendo e queste ultime rispondono che l’acquirente vive nell’appartamento da qualche tempo, versando loro un affitto.
Ma, quando tutti gli eredi si recano dal Notaio per il rogito, si scopre che l’acquirente ha già pagato quasi tutta la cifra dell’appartamento alle due sorelle, le quali vengono querelate per appropriazione indebita.
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