Omicidio indiziario: scopriamo di più. Il processo indiziario è un processo nel quale non esiste una prova decisiva e concreta a carico dell’imputato.
Esistono, però, degli elementi indizianti che, nel loro insieme, fanno presumere, oltre ogni ragionevole dubbio, che la persona sia colpevole.
Il nostro ordinamento stabilisce all’art. 192 c.p.p. che la prova non possa costituirsi per indizi a meno che detti indizi non siano tra di loro legati dal vincolo della gravità, precisione e concordanza.
Ciò significa che un fatto può essere provato per indizi allorché gli indizi medesimi, in ragione di una gravità, precisione e concordanza, convergano, su una conclusione logica dopo un processo inferenziale.
Pensiamo al caso di un furto in un appartamento.
Dopo la consumazione del reato la refurtiva viene rinvenuta nell’autovettura di Tizio (primo indizio) il quale, quella sera, a bordo dell’auto e poco prima del furto veniva immortalato dalle telecamere a circuito chiuso nell’atto di fare rifornimento presso il distributore di benzina Q8 (secondo indizio).
Nessuno ha la prova certa che sia stato Tizio a svaligiare quell’appartamento in quanto non ci sono prove testimoniali dirette (nessuno ha visto Tizio introdursi nell’appartamento con un sacco vuoto e uscire con il sacco pieno di argenteria) ma esistono due indizi che in base alla logica ci fanno approdare alla conclusione che sia stato lui l’autore del reato (la refurtiva rinvenuta nella sua autovettura e il fatto che fosse lui alla guida dell’auto visto che poco prima del furto veniva filmato dalle telecamere!).
L’ordinamento giuridico italiano, però, prevede che «nessuno può essere condannato se non esiste prova certa al di là di ogni ragionevole dubbio della sua colpevolezza».
Di tal che il Giudice nel corpo motivazionale della sentenza dovrà spiegare l’iter logico in ragione del quale il giudice è approdato alla sua conclusione colpevolista e altresì dovrà spiegare perché ha escluso ipotesi alternative.
Questo è quello che è accaduto nell’omicidio di Perugia, in cui Meredith Kercher ha perso la vita: la Quinta sezione penale della corte di Cassazione ha, infatti, assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito poiché il quadro indiziario “non è sorretto da indizi sufficienti”.
L’unico colpevole, secondo i giudici, è stato l’ivoriano Rudy Guede, che è stato condannato a 16 anni di carcere.
Il processo indiziario in giurisprudenza: approfondimenti utili
Processo indiziario in giurisprudenza: cosa dice la legge? La Cassazione, nella sentenza 30382/16, ha espresso che “in tema di valutazione della prova indiziaria il giudice di merito non può limitarsi ad una valutazione atomistica e parcellizzata degli indizi, né procedere ad una mera sommatoria di questi ultimi, ma deve valutare, anzitutto, i singoli elementi indiziari per verificarne la certezza, saggiarne l’intrinseca valenza dimostrativa (di norma solo possibilistica) e poi procedere ad un esame globale degli elementi certi, per accertare se la relativa ambiguità di ciascuno di essi, isolatamente considerato, possa in una visione unitaria risolversi, consentendo di attribuire il reato all’imputato “al di là di ogni ragionevole dubbio” e, cioè, con un alto grado di credibilità razionale, sussistente anche qualora le ipotesi alternative, pur astrattamente formulabili, siano prive di qualsiasi concreto riscontro nelle risultanze processuali ed estranee all’ordine naturale delle cose e della normale razionalità umana.”
Prova circostanziale: cos’è
Una prova circostanziale cos’è? Essa è una prova che, come le impronte digitali, non è una “prova diretta” perché richiede una deduzione. Trovare tracce del DNA di qualcuno sul luogo di un delitto non ne collega inevitabilmente il proprietario al crimine, poiché le tracce possono essere state lasciate prima del delitto o esservi arrivate per sbaglio.
“Gli esiti dell’indagine genetica condotta sul DNA hanno di regola natura di prova, atteso l’elevatissimo numero delle ricorrenze statistiche confermative, tale da rendere infinitesimale la possibilità di un errore: ma nulla esclude che a tale risultato possa riconoscersi, allorchè il calcolo si attesti comunque su una compatibilità elevata, pieno valore di elemento indiziario, certamente grave, che, unitamente ad altri, consente di risalire e provare il fatto ignoto. L’esame genetico del DNA ha margini di errore infinitesimali e quindi costituisce prova, ma può anche essere valutato come indizio, qualora non dia certezze ma solo elevati profili di compatibilità”. (Cass. Pen. n.8434/13)
Uno dei casi mediatici che ha avuto maggior rilevanza da questo punto di vista è stato l’omicidio di Samuele Lorenzi, figlio di Annamaria Franzoni, avvenuto a Cogne il 30 gennaio 2002. Tale vicenda interessa da vicino l’argomento in questione perché si è giunti alla sentenza che ha condannato la madre del piccolo Samuele, Annamaria Franzoni, grazie al BPA (analisi per forma, dimensione e disposizione delle tracce ematiche).
Samuele Lorenzi, bambino di tre anni viene ucciso con numerosi colpi alla testa nella camera da letto.
Tutta l’attività d’indagine svolta dagli inquirenti si è basata sulle macchie di sangue rinvenute nella stanza e il BPA è stato lo strumento su cui si è basata tutta la tesi accusatoria e che ha portato i giudici, di tutti e tre i gradi di giudizio, a condannare l’imputata per il reato di omicidio.
Secondo l’accusa, il pigiama si è sporcato perché indossato dall’assassino mentre sfondava con un oggetto contundente, la testa del piccolo Samuele.
Il giudice ha quindi stabilito che sussiste la ragionevole certezza che nessuno si sia infiltrato in casa in quel breve lasso di tempo ed abbia indossato il pigiama della donna per uccidere il bambino.
Esistono diversi tipi di omicidio: approfondisci l’argomento sull’omicidio seriale e sul’omicidio colposo.