Calcioscommesse e il patteggiamento di Antonio Conte: esempio
Data la premialità e la convenienza del patteggiamento, tale rito speciale risulta scelta primaria, quando sorgono guai, anche per molti personaggi del mondo dello spettacolo o dello sport.
Calcioscommesse e il patteggiamento di Antonio Conte ne sono esempio. Basti pensare al famoso caso “Calcioscommesse”, che vedeva coinvolti Antonio Conte, al tempo allenatore del Siena, e due tesserati bianconeri, Bonucci e Pepe.
In questo caso, l’istanza di patteggiamento è stata formulata dinanzi alla giustizia sportiva anziché a quella penale, ma le modalità risultano le medesime.
Ebbene, Antonio Conte stipulava un accordo con il procuratore federale Stefano Palazzi al fine di ottenere uno “sconto” di pena, consistente in una lunga squalifica: in particolare, le parti formulavano la loro richiesta alla Commissione Disciplinare della Figc che consisteva in 4 mesi e 20 giorni di squalifica, convertiti in 3 mesi e 200 mila euro di ammenda.
Tuttavia, sottoposta l’istanza di patteggiamento al vaglio della Commissione Disciplinare, questa rigettava la richiesta, ritenendola “non congrua”.
Le parti, in seguito al rigetto, erano state ammesse a riformulare la richiesta.
Nonostante il patteggiamento abbia costituito per Conte la possibilità di ottenere tempi di squalifica ben inferiori rispetto a quelli prospettati, l’ex allenatore del Siena, in una famosa intervista, parla del patteggiamento come un “ricatto degli stessi avvocati” perché con tale rito si ottiene uno sconto di pena ma non è possibile dimostrare la propria innocenza in giudizio e, così, si viene a compromessi sulla propria credibilità e attendibilità. Leggi di più anche sul patteggiamento allargato.