Come ribaltare una sentenza di condanna

Come sovvertire una sentenza di condanna?

Come riuscire a trovare il tasto corretto, la chiave giusta, per lasciarsi alle spalle le tenebre di un’ingiusta condanna? Beh non esistono formule matematiche, pozioni magiche, ricette miracolose per fare questo, ma esistono strategie che possono aiutarti a scalare le pareti dell’inferno e aprirti il varco verso la luce.

In questo video voglio parlarti di come ho sovvertito in appello una sentenza di condanna e salvato un innocente accusato di un crimine orrendo.

Ma, veniamo al punto: “Come sovvertire una sentenza di condanna?”

Devi sapere che occorrerà presentare un atto d’appello in cui il tuo difensore dovrà criticare punto per punto la motivazione del giudice che ti ha condannato. Facile a dirsi, difficile a farsi.

Perché? Perché ci sono 3 “fattori di rischio”.

Problema strutturale.

I Giudici sono sott’organico. Cioè sono in numero inferiore rispetto al carico di lavoro. Questo fa sì che le loro decisioni non possono essere sempre approfondite, oculate, giuste.

Problema culturale.

Giudici e pubblici ministeri sono nello stesso “ordine” o “categoria” e alcuni Giudici ritengono più “vicina” l’idea dell’accusa che quella della difesa.

Problema del difensore.

Parlo anche contro la mia categoria. A volte gli atti d’appello sono pretestuosi, infondati, raffazzonati, e molti Giudici, giustamente, storcono il naso.

Tutti questi “fattori di rischio”, se non affrontati e risolti, potrebbero farti cadere rovinosamente in un secondo errore e quindi in una seconda condanna.

E ALLORA COSA FARE?

Semplice: Costruire una difesa che arrivi subito al punto, che non abbia un complesso d’inferiorità nei confronti dell’accusa, che porti in giudizio un’argomentazione che colpisca il punto debole dei motivi di condanna.

Devi sapere che ogni motivazione, come ogni persona, ogni cosa creata dalla natura o dall’uomo, ha un “punto debole”. È lì che bisogna attaccare. Come ti ho anticipato voglio parlarti di un mio caso giudiziario. Il mio cliente era stato accusato di aver molestato sessualmente la sua nipotina di 9 anni sulla base di un’accusa – attenzione – non della bimba ma di una lontana parente.

Sulla base di quest’accusa l’imputato viene condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione. Gli effetti sono drammatici: Perde il lavoro, perde la famiglia, perde la dignità. Concentro l’attenzione dei Giudici su una circostanza: la bambina è stata suggestionata. Sì perché la bimba, interrogata dalla polizia e da una psicologa, riferisce che non è mai stata molestata dallo zio.

La versione cambia però DUE ANNI DOPO quando la stessa bambina dice, davanti ad un Giudice e ad una psicologa, attraverso un racconto confuso, di essere stata “toccata”. Dimostriamo in appello che la bimba ha subito delle “pressioni” dai familiari che, sulla scia di una faida familiare, volevano la testa del mio assistito. La Corte d’Appello di Milano III sezione penale riconosce le doglianze difensive e assolve il mio cliente.

Sentite cosa scrivono i giudici del secondo grado: “Le prime propalazioni del minore-persona offesa di un reato sessuale rivestono il massimo rilievo in quanto ancora immuni da possibili, anche se involontari, condizionamenti”. La Corte ci sta dicendo che sono da tenere in considerazione le prime dichiarazioni di una “minore – testimone” perché QUELLE sono degne di fede. Come vedi, ho messo in evidenza il punto debole della sentenza di primo grado che è diventato il punto di forza della mia Difesa.

Bene, se ti è piaciuto questo video lascia il tuo “mi piace” ed iscriviti al canale e sarai sempre aggiornato sull’uscita dei miei video. Se vuoi lasciare un commento fallo pure e ti risponderò. Se vuoi espormi il tuo caso giudiziario chiamami oppure scrivimi e sarò pronto ad ascoltarti e ad aiutarti…perché… Io sono Francesco D’Andria e sono dalla tua Parte.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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