LA FACOLTA’ DI NON RISPONDERE

Ti sarà sicuramente capitato di vedere, in qualche film americano, la scena di un arresto in cui l’agente di polizia dice all’arrestato: “Hai il diritto di rimanere in silenzio. Ogni cosa che dirai potrà essere usata contro di te”.
Ebbene, in Italia è possibile avvalersi della facoltà di non rispondere?
Strategicamente quando deve essere fatto?
Scopriamolo insieme.
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Bene oggi parliamo del diritto al silenzio.
Il nostro ordinamento giuridico contempla questo diritto che nella pratica si attua attraverso l’esercizio della “facoltà di non rispondere”.
Molti dicono: ma è assurdo consentire questa facoltà ai criminali.
In realtà non lo è.
Il diritto al silenzio evita che uno Stato, attraverso torture fisiche o psicologiche, possa obbligare la persona a fare delle dichiarazioni contro se stesso, spingendolo ad una falsa autoincriminazione.
Dunque è un principio di civiltà giuridica.
Ma andiamo a vedere cosa succede nella pratica di tutti i giorni e perché nella maggior parte dei casi è utile avvalersi della facoltà di non rispondere.
Cosa potrebbe succedere?
Dunque, potresti essere chiamato dall’Autorità di Polizia per un interrogatorio.
In questi casi, alla presenza del tuo difensore di fiducia, o in mancanza di questi, alla presenza di uno d’ufficio, ti verrà chiesto se vuoi avvalerti della facoltà di non rispondere.
Cosa fare?
Non importa che tu sia innocente o colpevole, strategicamente sarà opportuno che tu ti avvalga della facoltà di non rispondere per tre ordini di ragioni:
1. Non conosci gli atti d’indagine
Quindi una dichiarazione su una determinata circostanza potrà essere contraddetta da un atto di polizia.
Facciamo un esempio.
Ti chiedono dov’eri la sera dell’omicidio di tua moglie.
E tu, per una ragione che diremo da qui a poco, rispondi il falso, ossia che eri a cena a casa del tuo socio d’affari.
Peccato che però non sai che il tuo socio d’affari è stato già sentito dalla polizia qualche minuti prima ed il tuo socio ha dichiarato che non ti vede da sei mesi, precisamente da quando avete litigato per soldi.
Insomma meglio parlare quando si avranno a disposizione tutte le carte processuali anziché parlare a “scatola chiusa”; o meglio a “fascicolo chiuso”.

2. Le tue parole potrebbero essere mal interpretate e dare la stura ad ulteriori indagini contro di te.
Esempio. Stiamo sempre nell’immaginario omicidio della moglie.
Per avvalorare il tuo alibi dichiari che, tornato dalla famosa cena del socio, non riuscivi a dormire e sei andato a coltivare l’orto.
Strana abitudine penserà il P.M.
Ma sì aggiungi, ho ancora le scarpe sporche di fango e terriccio fresco dato che quella sera aveva piovuto.
A quel punto il PM potrebbe ordinare un sopraluogo nell’orto credendo che hai nascosto tracce o corpo del reato.
Magari troverà coltelli e altri oggetti contundenti e potrà ricollegare quell’armamentario al delitto…(dissolvenza).
3. Dalle tue dichiarazioni non potrai tornare indietro
Le dichiarazione che farai verranno messe a verbale e volente o nolente – se deciderai di cambiare versione – quelle dichiarazioni potrebbero essere usate contro di te.
E dunque, tornando alla prima dichiarazione, quella in cui dicevi che la sera dell’omicidio di tua moglie eri a cena dal tuo socio d’affari, il PM in aula potrà contestarti che hai mentito.
Sarà sicuramente più arduo dimostrare al Giudice che quella sera tu eri a casa della tua amante e a poco valrà dire che volevi nascondere quella circostanza perché anche lei era persona nota e sposata.
Tirando le somme per il Collegio Giudicante sarai un imputato che in un’occasione così tragica e macabra hai mentito sapendo di mentire.
Quindi accetta il consiglio e avvaliti della facoltà di non rispondere… perché il silenzio…è d’oro.

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Se desideri affidarmi il Tuo caso giudiziario chiamami e sarò pronto ad ascoltarti e ad aiutarti perché…
Io sono Francesco D’Andria e sono dalla tua parte.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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