SENTENZA

Come ben sai, dopo la celebrazione del processo di primo grado il Giudice si ritira nella sua stanza e prende una decisione.

A volte la decisione del Primo Giudice può essere sfavorevole all’imputato e questi potrebbe essere considerato colpevole e condannato alla pena di giustizia.

Cosa bisogna fare dopo una sentenza sfavorevole?

Beh commiserarsi, cadere nella disperazione, rimuginare sul passato e sugli errori fatti è un atteggiamento inconcludente e autodistruttivo.

La cosa da fare è invece FARE come fanno i vincenti, ossia: prepararsi al match di ritorno!

La “gara di ritorno” (consentimi questo paragone di tipo calcistico) ha la seguente posta in palio: far valutare ad altri giudici ciò che non ha valutato il Giudice del Primo Grado.

Esempio: il Giudice che ti ha condannato non ha tenuto nella debita considerazione una prova importante che hai presentato in giudizio. Dovrai quindi sottolinearlo in maniera forte e determinata!

Come lo si può fare?

Prima di tutto sgomberiamo il campo da un equivoco.

Il processo d’appello non è un secondo processo, ossia non verranno risentiti nuovamente i testimoni, prodotti nuovi documenti e ripetuta l’arringa di primo grado.

In pratica, il processo di secondo grado non è altro che una “rivisitazione critica” della sentenza di primo grado.

In poche parole l’appellante, ossia TU, ma per Te il tuo Difensore, dovrà scrivere un atto d’appello in cui criticherà la ricostruzione del fatto compiuto dal Primo Giudice e quindi evidenzierà le “falle” logiche e argomentative commesse dal Decidente (sempre che ce ne siano, ovviamente!).

Esempio: il Giudice non ha considerato che un testimone della Difesa aveva detto che nel giorno del commesso reato TU TI TROVAVI allo stadio a vedere il DERBY MILAN-Inter.

Ergo, il Giudice non ha considerato il tuo alibi di ferro!

Oppure, ancora, il Difensore dovrà contestare, ad esempio: la mancata concessione delle attenuanti generiche (tradotto il Giudice non ti ha concesso una riduzione di pena); la mancata concessione della sospensione condizionale della pena (Il Giudice non ha “congelato” la pena concedendoti il bonus di non finire in carcere!); oppure ancora, contestare un risarcimento del danno che non trova nessuna ragion d’essere.

Quando e come deve essere impugnata una sentenza?

Ovviamente l’impugnazione della sentenza di primo grado deve avvenire entro un determinato arco di tempo.

Il che significa che una persona non può impugnare una sentenza quando e come vuole ma dovrà farlo entro termini e modalità stabiliti tassativamente dalla legge (Attenzione! Se non sono rispettati termini e modalità la condanna diventa definitiva e ciò potrebbe essere per TE ovviamente catastrofico!).

In definitiva, si può dire che una condanna non deve farti sprofondare in pensieri depressi ma devi “tirarti su le maniche” per essere combattivo allo scopo di dimostrare innanzi alla Corte d’Appello la tua innocenza.

Questo puoi farlo?

CERTO, se saprai nominare un Difensore che scriverà un atto d’appello su cui “sputerà sangue” e “verserà sudore” nel suo lavoro per fare “le pulci” alla sentenza di primo grado andando a scandagliare tutte le incongruenze di carattere logico e fattuale e se, nel momento dell’arringa, saprà raccogliere le sue critiche ed esprimerle con precisione ma anche pathos al Collegio mediante una mirabile opera di sintesi.

Insomma, un Difensore che sa di avere tra le mani, in quel famoso “match di ritorno”, la partita della vita del suo cliente.

 

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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