Come si interroga un testimone che ti accusa?

Se decidi di fare un processo dovrai, insieme al tuo difensore, affrontare il dibattimento ove dimostrare la tua innocenza.

La cosa più difficile è controesaminare il testimone che ti accusa di aver commesso un reato.

Come si fa?

Ne parliamo in questo articolo.

***

Immaginiamo di essere in Aula di Tribunale. Il teste ha appena compiuto una deposizione contro di te.

La parola alla difesa.

Sulla scorta delle informazioni che hai dato al tuo difensore, questi potrà optare per due tipi di controesame.

E cioè:

  1. l’attacco alla deposizione

o…

  1. l’attacco al teste.

L’attacco alla deposizione sta a significare che si aggredirà il contenuto delle dichiarazioni del teste. E dunque l’attendibilità di quello che dice.

Ciò significa che il teste non dice il falso, ma il suo narrato è inattendibile perché il testimone è caduto in errore o è vittima di una suggestione

Facciamo un esempio.

Pensiamo al caso di un omicidio avvenuto in strada. La persona, dall’alto del suo balcone, ha visto un uomo che ha sparato e sostiene di averlo visto in faccia.

Occorrerà, dunque, con delle domande chiuse, aggredire la sua deposizione con quesiti del tipo:

“è vero o non è vero che la strada dove è avvenuto l’omicidio è illuminata da un solo lampione e la luce era fioca?”.

“è vero o non è vero che lei abita all’ultimo piano di una palazzina di 10 piani?”

“è vero o non è vero che, dopo qualche giorno, lei ha visto il viso dell’imputato effigiato in una foto sulla pagina del giornale?”.

Come avete avuto modo di notare, le domande sono chiuse (il teste potrà rispondermi o sì o no) e io come difensore so già quale sarà la risposta.

Le prime due domande servono a far comprendere al Giudice che il testimone è inattendibile perché vi sarebbero dati oggettivi (la scarsa illuminazione della strada e la distanza dal luogo in cui è avvenuto il delitto) che disconfermano la sua versione.

La terza domanda fa capire al Giudice perché il testimone dell’accusa ha indicato quell’imputato, e cioè perché è stato suggestionato dalla foto sul giornale.

Passiamo al controesame incentrato all’attacco del teste.

So che un teste è falso perché ha una grave inimicizia con l’imputato.

È per questo che dovrò condurre un esame distruttivo teso a dimostrare l’inimicizia intercorrente tra teste e imputato.

La domanda quindi potrebbe essere:

  1. “è vero o non è vero che Lei ha prestato al mio cliente euro 200.000”?
  2. “ed è vero o non è vero che quei soldi non sono stati mai più restituiti?”
  3. È vero o non è vero che lei ha minacciato più volte il mio cliente per non aver restituito questi soldi?

Basteranno queste domande per far capire al Giudice che quel teste non è neutro, ma che questi nutre motivi di rivalsa.

Di conseguenza: la sua testimonianza non è veritiera.

Come diceva qualcuno, nel processo penale così come nella vita, una domanda non è mai soltanto una domanda.

***

Bene, se ti è piaciuto questo articolo lascia pure un commento e ti risponderò.

Se vuoi espormi il tuo caso giudiziario chiamami, oppure scrivimi e sarò pronto ad ascoltarti e ad aiutarti…perché…

Io sono Francesco D’Andria e sono dalla tua Parte.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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