Omicidio seriale

A metà degli anni ’70, Donald Lunde coniò il termine “omicidio seriale”. Fino agli anni ’80, il cosiddetto serial killer veniva genericamente definito come “multiple killer” (assassino multiplo) ma in questa categoria venivano raggruppati tutti gli assassini che uccidevano più di una vittima, senza nessuna distinzione fra gli eventi delittuosi.

Omicidio serialeNel 1988, il National Institute of Justice descrisse per la prima volta l’omicidio seriale: “l’omicidio seriale consiste nell’uccisione di due o più soggetti, delitti separati o commessi, generalmente, ma non sempre, dalla stessa persona. I crimini possono essere attuati con un intervallo che va da poche ore a molti anni e il movente va ricercato non tanto in un guadagno immediatamente identificabile, quanto nella gratificazione di un bisogno psicologico profondo dell’assassino. La caratteristica della scena del crimine, il comportamento dell’omicidio, il rapporto con la vittima e le violenze agite su di essa riflettono le componenti sadiche e sessuali dell’autore”.

L’omicidio seriale, però, non è da confondere con il “Mass Murder” e, tantomeno con lo “Spree Murder”.

Infatti, per Mass Murder si intende l’uccisione di almeno quattro vittime in un medesimo luogo e durante uno stesso evento.

Lo Spree Murder, invece, è l’omicidio di due o più vittime in luoghi diversi ma adiacenti, in un lasso di tempo molto breve.

Infine, l’omicidio seriale è l’uccisione di almeno tre vittime in eventi distinti, in luoghi separati e con un intervallo di tempo fra un omicidio e l’altro.

L’Italia non è esente dai serial killer. I più conosciuti sono:

  • Leonarda Cianciulli, 1939-1940, 3 vittime;
  • Il “mostro di Firenze”, 1986- 1985, 14/16 vittime;
  • Gianfranco Stevanin, 1993-1994, 6 vittime;
  • Donato Bilancia, 1997, 1998, 17 vittime.

Le cause di tale comportamento sono molteplici e sono, ad esempio, fattori biologici, ambientali, socio-culturali e fattori che riguardano il carattere e la personalità del soggetto.

Alcuni studiosi hanno individuato un processo di tre fasi per diventare un serial killer:

  1. Autoprotezione: nell’età infantile, il soggetto rifiuta di vivere la propria angoscia nascondendo i suoi sentimenti e si isola;
  2. Rimozione: le angosce vengono rimosse dall’inconscio;
  3. Proiezione: il soggetto addossa agli altri la propria colpa.

Il serial killer può agire in due modi diversi: in modo organizzato o in modo disorganizzato e ci sono diverse tipologie di serial killer:

  1. Il serial killer allucinato: soffre di un grave distacco dalla realtà, è un soggetto psicotico.
  2. Il serial killer missionario: uccide soggetti che, secondo lui, non sono degni di vivere e decide consapevolmente di uccidere.
  3. Il serial killer edonista: sono soggetti che possono essere orientati ad uccidere per piacere sessuale, per cercare il brivido o per un tornaconto personale.
  4. Il serial killer orientato al controllo della vittima: la gratificazione del soggetto deriva dal completo dominio sulla vittima e si compone di cinque fasi: fantasia, caccia, rapimento, uccisione e abbandono del cadavere.

L’omicidio seriale, quindi, un approccio di studio completamente autonomo perché l’autore è un assassino che tramite l’azione omicida ricompone temporaneamente il suo mondo e la sua realtà interna frammentata.

Le indagini per un caso di omicidio seriale si aprono solo quando gli investigatori riescono a collegare gli omicidi fra loro perché il serial killer ha usato lo stesso modus operandi e la stessa firma in tutti gli omicidi. È importante azione ha per il serial killer un significato ben più importante e più concreto di quello che risulta a prima vista.

Nell’estate del 1994, nei terreni di Terrazzo, in provincia di Verona, un contadino scopre il corpo di una donna smembrato e avvolto in un pezzo di plastica. Gli inquirenti scoprirono che Gianfranco Stevanin, all’epoca 24enne, attirava le sue vittime per uno shooting fotografico, per poi violentarle e squartarle.

Il suo caso ebbe grande risalto su molti media nazionali e sollevò un dibattito sulla questione dell’incapacità di intendere o di volere. Dopo diverse sedute per una perizia psichiatrica Stevanin viene dichiarato processabile e capace di intendere e di volere, gli esperti affermano che Stevanin è mentalmente capace e intelligente (QI 114). Ad oggi, Stevanin è recluso nel carcere di Bollate e deve scontare la pena dell’ergastolo per aver ucciso sei donne. La sentenza definitiva arrivò il 23 marzo 2001, la Corte d’Appello di Venezia dichiarò che Gianfranco Stevanin è in grado di intendere e di volere, motivo per cui venne automaticamente confermata la condanna all’ergastolo. Anche la Corte di Cassazione confermò l’ergastolo, respingendo le istanze della difesa.

Ci sono molti tipi di omicidio: scopri di più, ad esempio, sul tema dell’istigazione all’omicidio e dell’omicidio aggravato.

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