IL RITO ABBREVIATO
Cosa significa essere giudicati con il rito abbreviato?
Quali sono i benefici? Ma soprattutto dove sta la fregatura?
Un mio cliente ristretto presso il carcere San Vittore una volta mi disse: “Avvocato, con il rito abbreviato avrei, in caso di condanna, uno sconto di pena pari ad un terzo. Me sembra buono. Ma andò sta la fregatura?”.
Prima di rispondere questa domanda capiamo insieme cos’è il rito abbreviato.
Decidere di essere giudicato con rito abbreviato significa essere processato allo stato degli atti; cioè sulla base dell’attività d’indagine.
Il che significa che non verranno sentiti testimoni in aula, ma il processo sarà cartolare, cioè avverrà sulle carte.
Più chiaramente: Il Giudice formerà la sua decisione sugli atti di polizia.
L’imputato può formulare questa richiesta e il Giudice dovrà, secondo codice, accettare senza “SE” e senza “MA”.
La scelta del rito abbreviato comporta una riduzione pari ad un terzo della pena che il Giudice deciderà di infliggere.
Ad esempio, il Giudice ritiene che l’imputato sia colpevole e lo condanna a sei anni di reclusione, senza attenuanti generiche, bene: meno un terzo per la scelta del rito, allora la pena finale sarà di quattro anni di reclusione.
Ma perché il nostro ordinamento ha previsto questo rito premiale?
La ratio della norma processuale è semplice.
Lo Stato dice: mi fai perdere meno tempo e soldi non celebrando un processo? Bene, ti sconto un terzo di pena.
Il mio cliente, pocanzi chiedeva: “Avvocà, ma dove sta la fregatura?”.
Una prima fregatura potrebbe esserci come nel periodo dei saldi. Quando ti dicono che ti hanno fatto uno sconto, ma in realtà sul cartellino hanno soltanto alzato il prezzo originario.
In questo caso il Giudice, ritenendo che il delitto debba essere punito più gravemente, parte da una pena più alta e toglie il terzo. Quindi alla fine non hai beneficiato di nessun saldo.
Ma non solo.
Con il rito abbreviato rinunci al tuo diritto alla prova: ovvero a controesaminare chi ti accusa e sentire i tuoi testimoni.
Alla luce di questo arriviamo all’argomento fondamentale di questa puntata.
Quando scegliere il rito abbreviato?
Il rito abbreviato può essere scelto quando, ad esempio, non conviene fare il dibattimento perché sarebbe assolutamente inutile controesaminare la Persona Offesa.
In pratica, non abbiamo niente da contestarle.
Potrebbe essere, dunque “controproducente” risentirla, ossia: approfondire, aggiungere o ampliare circostanze della prospettiva accusatoria; oppure quando non si hanno testimoni da sentire; oppure ancora quando non si hanno particolari temi di prova da portare in aula.
In altre parole, il rito abbreviato, nella migliore delle ipotesi, può essere prescelto quando è inutile approfondire determinati temi di prova e si può tentare l’assoluzione sul materiale d’indagine; oppure, nella peggiore delle ipotesi, servirà a limitare i danni ed ottenere uno sconto di pena.
Quando invece NON conviene scegliere il rito abbreviato?
Prima di tutto quando occorre sentire la persona offesa per controesaminarla facendo comprendere al Giudice che quella persona è un teste falso o inattendibile.
Quando occorre contro-esaminare i testimoni dell’accusa per dimostrare che quei testimoni hanno delle cointeressenze con la persona offesa, oppure che sono stati minacciati o allettati con offerte di denaro.
Oppure ancora, quando si hanno testimoni da sentire che potranno dare un alibi o una versione dei fatti diametralmente opposta a quella dell’accusa.
Oppure ancora quando occorre approfondire dei temi di prova con l’ausilio di consulenti tecnici che, con perizie alla mano, spieghino al Giudice determinati aspetti della vicenda criminosa (pensiamo all’intervento del consulente forense in tema di prova del DNA o di audizione sulla capacità a testimoniare del minore).
In questi casi, quindi, quando abbiamo tutta questa carne da mettere sulla brace, l’imputato NON dovrà scegliere il rito abbreviato, ma il RITO ORDINARIO dove la prova si formerà davanti al Giudice nel contradditorio delle parti.
Il rito da scegliere quindi non va fatto a casaccio ma secondo una precisa strategia processuale.
È chiaro che poi, aldilà delle strategie, la partita bisogna giocarla sul campo.
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Io sono Francesco D’Andria e sono dalla tua parte.