Diritto penale e psicologia: due scienze intrecciate
Il ruolo dell’Avvocato Penalista, e quindi del Diritto Penale, è in stretto rapporto con il mondo della Psicologia. Sono due scienze che si completano: davanti a un fatto penalmente rilevante che si suppone sia avvenuto, come per esempio un presunto atto di pedofilia, è proprio la psicologia che va in aiuto dell’avvocato penalista per stabilire cosa davvero è accaduto, per ricercare la verità e difendere a pieno il cliente.
Cos’è la contaminazione?
I comportamenti umani spesso sono imprevedibili ed è difficile riuscire a spiegare certi fenomeni che sembrano frutto di un normale e sincero dialogo tra adulti.
Mi riferisco, in particolare, a un fenomeno che si chiama contaminazione; come suggerisce il nome stesso, questo fenomeno è caratterizzato dal fatto che si vanno a ‘’contaminare’’ le idee, il pensiero di altre persone.
Cioè, da una fonte inquinata, si diffonde un pensiero negativo che contamina tutto ciò con cui viene a contatto: una persona che ha una determinata paura ne parla con altre persone facendo sorgere in esse il medesimo timore.
Si tratta, com’è evidente, di una manifestazione di rilevanza psicologica più che giuridica; e allora come ci può interessare?
La rilevanza della contaminazione per l’Avvocato Penalista
Basandosi su una prima e superficiale analisi, la contaminazione sembra interessare esclusivamente la psicologia.
In realtà basta scavare leggermente più a fondo per scoprire che, questo fenomeno, è parte integrante della c.d. psicologia giuridica.
Questa scienza è di estrema rilevanza pratica in ambito giuridico perché, ha dimostrato in passato, e continua a dimostrare oggi, le conseguenze di una contaminazione in un processo penale: ad esempio l’effetto che ha la contaminazione nel ricordo dei testimoni, ma soprattutto nel ricordo della vittima.
Come si manifesta?
Accade che, molto semplicemente, una persona equivoca dei gesti che hanno una connotazione neutra e li re-interpreta con una connotazione, ad esempio, sessualizzante.
Qual è la conseguenza?
Che tramite una o più suggestioni si altera il ricordo costituendo il ‘’falso ricordo ’’; una persona quindi testimonierà convinta di dire la verità anche se quel fatto che sta raccontando non è mai successo o comunque non con la gravità con cui è descritto.
L’intreccio tra comunicazione, pettegolezzo e Difesa dell’Avvocato Penalista
‘’Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare’’ così affermano P.Watzlawick, J.Helmick Beavin e D. Jackson (Pragmatica della comunicazione umana, 1967) e forse non hanno tutti i torti dato che, come saprete, la comunicazione è molto difficile.
Tra coloro che si spiegano male e coloro che capiscono Roma per toma, i fraintendimenti sono molto frequenti.
Il problema diventa ancor più serio quando entrano in gioco i pettegolezzi, cioè di quando c’è chi giudica negativamente e con cattiveria le azioni di altri; d’altronde come diceva l’illustre psicologo statunitense C. Rogers ‘’La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione’’ (su Harvard business review, 1952).
Come può, un semplice giudizio negativo, sporcare la fedina penale?
Ebbene, per spiegarti il processo di contaminazione ti farò un esempio classico che è spesso utilizzato nei manuali di psicologia forense; prima però vorrei sottolineare il peso che hanno i mass media.
La pressione sociale
Come sicuramente avrai visto in tv, i fenomeni di pedofilia attirano molto l’opinione pubblica.
L’uomo medio è pronto a difendere a spada tratta il minore e a puntare il dito su colui che viene accusato, a prescindere dall’esistenza di prove.
Spesso e volentieri lo scenario è il seguente: da una parte una bambina o bambino (indicativamente al di sotto degli 11 anni) dall’altra parte un signore di mezza età.
In realtà scegliere a quale dei due credere, non è affatto facile. Come non è facile per l’Avvocato Penalista riuscire a strutturare una solida Difesa.
Forse è l’istinto umano che porta a credere alla parola del bambino contro quella dell’adulto.
Ma non solo, i mass media spettacolarizzano queste vicende a tal punto da riuscire a provocare una sorta di ‘’panico collettivo’’ dal quale nascono le paure più frustranti nella testa dei genitori.
Quando il minore si comporta in modo ‘’strano’’, queste paure portano i genitori a dare per scontato che il peggio sia già accaduto ai loro bambini.
E’ proprio da questo dato che cercherò a farti capire come agisce la contaminazione.
Istinto materno o Isteria materna?
Questa storia sembra avere come protagonisti un insegnante di ginnastica e due minori di 5 elementare, ma in realtà l’unica vera protagonista è l’ansia febbricitante della mamma di uno dei due minori.
Il fatto
L’insegnante di ginnastica, in quanto tale, veniva spesso a contatto con i bambini che si affacciavano per la prima volta a questo tipo di attività e di conseguenza l’insegnante li toccava spesso per correggerli o per aiutarli a fare esercizi (ad esempio nel fare stretching).
La mamma di una delle allieve, che possiamo chiamare A., cominciava a pensare che questi contatti erano eccessivi e decideva di parlarne con la mamma di B. (migliore amica di A.).
Quest’ultima le rispondeva che, a suo parere, era tutto normale.
In seguito la mamma di A. cominciava a chiedere alla figlia cosa ne pensava del corso di ginnastica.
La bambina rispondeva che l’attività era divertente.
I giorni passavano e la madre continuava con le domande, sempre più insistenti.
A un certo punto la bambina ammetteva il fatto che la madre sospettava.
Ecco che, senza perdere tempo, la mamma di A. chiamava la mamma di B. che, a questo punto si preoccupava e spingeva la figlia B. a confessare l’abuso.
Risultato? L’insegnante è diventato un pedofilo e le bambine sono due sfortunate vittime che necessitano un supporto psicologico per superare il dramma.
Che cos’è successo in realtà?
La madre di A. presa da un’ansia immotivata ha attuato una pressione psicologica sulla figlia, implicitamente l’ha spinta a credere di aver subito un abuso.
Com’è possibile?
Innanzitutto i bambini tendono a confermare ciò che il genitore vuole sentirsi dire.
Il modo in cui la madre in questione ha posto le domande è definito come ‘’induttivo’’, cioè ha implicitamente chiesto alla figlia una conferma della violenza subita.
Non è stata una domanda imparziale per capire se c’era stata una violenza; quest’ultima era infatti data per scontato e la madre aspettava dalla figlia una ‘’confessione’’ inoltre, nella sua testa, aveva già condannato l’insegnante.
Il contagio si propaga anche alla madre di B. che preoccupata dalla telefonata ricevuta dalla madre di A. attua lo stesso meccanismo d’ induzione sulla figlia fino a quando anch’essa ammette le violenze subite dall’insegnante.
Credendo di cercare delle prove delle loro ipotesi in realtà le hanno prodotte loro stesse queste prove dando vita ad un mostro (‘’Processi penali, processi psicologici’’ Gulotta).
La pressione sociale suggestiona, influenza molto anche i bambini e le loro deposizioni.
Ebbene, che valore hanno queste deposizioni? Sono affidabili?
Certamente no! Sono testimonianze non attendibili perché rappresentano il prodotto di un contagio psicologico. Ed è proprio questo che un bravo Avvocato Penalista deve dimostrare.
Insomma, si genera una sorta di allarmismo collettivo, un’isteria che contagia la società nel suo insieme. La situazione è paragonabile a quando nel medioevo si dava la caccia alle streghe.
L’ Avvocato Penalista che da importanza alla consulenza psicoforense
Il mio studio legale si differenzia dagli altri per la presenza della trial consultation, e cioè la consulenza psicoforense.
Questa tecnica è estremamente utile per evidenziare i diversi aspetti psicologici di false accuse che verranno vivisezionate dai nostri esperti, alla luce della letteratura.
E’ proprio in questo modo che riesco a produrre argomentazioni difensive di rilevanza e di pregio che danno sostanza e spessore alla difesa penale.