L’avvocato nel reato di stalking.

L’Avvocato dell’imputato ricopre un ruolo cruciale nei procedimenti per questo tipo di reato. Altrettanto cruciale è la scelta del Difensore che, attraverso una strategia difensiva curata nei minimi dettagli, dovrà condurre al miglio risultato per l’imputato: l’assoluzione o comunque una pena minima con la concessione dei benefici di legge (sospensione condizionale della pena e non menzione nel casellario giudiziale).

Anticipando sommariamente quanto spiegherò più avanti, l’Avvocato che difende una persona imputata per stalking deve far crollare il castello di carte montato dalla presunta vittima del reato. Vediamo a breve cosa significa.

Cos’è lo stalking?

Lo stalking, più correttamente definito atti persecutori, è un reato riconosciuto dall’ordinamento italiano il cui riferimento normativo si trova all’articolo 612 bis del codice penale.

Ma, concretamente, cos’è lo stalking? 

In principio va detto che è composto da due diversi elementi che esaminerò qui di seguito.

L’elemento oggettivo riguarda le condotte sussumibili alla fattispecie. Sul punto vi è da sottolineare che lo stalking è un reato abituale, ciò significa, già di per sé, che le condotte oggetto della norma devono essere reiterate nel tempo (la giurisprudenza ritiene che siano sufficienti due condotte). 

Ergo, un’azione isolata non intererebbe l’abitualità del reato e dunque non si configurerebbe il reato in questione.

Le azioni del colpevole devono integrare minacce o molestie che conducano al verificarsi di almeno una delle tre diverse circostanze indicate dalla norma: ingenerare nella vittima un grave stato di ansia e di paura; un fondato timore per la propria incolumità o per quella di un’altra persona a lei cara; una modificazione delle abitudini di vita al fine di tutelare se stessa.

In quanto all’elemento soggettivo, invece, è da considerarsi sufficiente il dolo generico ossia la coscienza e volontà di porre in essere condotte molestanti reiterate che conducono al verificarsi di una delle tre circostanze poc’anzi indicate.

Il reato di stalking è procedibile a querela della persona offesa, che va presentata entro 6 mesi dalla presa di coscienza della vittima. Si procede invece d’ufficio nei casi in cui la persona offesa fosse un minore di età o una persona con disabilità e se lo stalking è connesso con un altro delitto per cui è stabilita la procedibilità d’ufficio, oppure ancora se vi è stato un ammonimento dell’Autorità.

Cosa rischi in caso di condanna per stalking?

La pena è sempre valutata in concreto dal Giudice, pertanto posso fornirti indicazioni solo astratte circa la pena che potrebbe esserti comminata in caso di condanna per il reato di cui all’art. 612 bis c.p.

Lo stalking semplice è punito con la reclusione da un minimo di un anno a un massimo di sei anni e sei mesi. La pena aumenta se il fatto è commesso nei confronti del coniuge o di altra persona legata, anche in passato, da una relazione affettiva con il condannato, di un minore o di una persona affetta da disabilità, se è commesso con strumenti informatici, con armi o da persona travisata.

Qual è la strategia difensiva che l’avvocato difensore dovrà adottare in un processo per stalking?

Ovviamente il Difensore deve elaborare una strategia che, sulla base delle risultanze processuali, si può basare su diversi punti.

Innanzitutto, sempre astrattamente, si potrebbe sostenere che le condotte che hai posto in essere non siano ascrivibili nella definizione di minaccia o molestia. 

Prendiamo come esempio un caso che ho affrontato nella mia esperienza professionale: l’imputato in questo caso aveva spesso contatti sia telefonici che de visu con la sua ex moglie in quanto avevano una figlia in comune. Uno degli aspetti sollevati durante l’istruttoria dibattimentale fu proprio che le condotte che lamentava la persona offesa tutto potevano rappresentare ma non sicuramente delle molestie. Si trattavano anzi di attenzioni, premurosità (es. recarsi a casa della donna per liberare l’uscita del garage dalla neve, portare delle medicine e lasciarle sullo zerbino, regalarle un telefono cellulare per potersi mettere in contatto con la figlia) che la persona offesa voleva dipingere appunto come molestie.

Altra strategia da mettere in pratica è quella di provare che nessuna delle tre circostanze di cui ho parlato analizzando la norma si è verificata. 

A tal fine un eccellente controesame della presunta persona offesa è l’arma vincente. Nel controesame infatti, un Difensore esperto potrà condurre la persona offesa a fornire risposte che distano molto da quanto detto dalla stessa in sede di esame. 

Tutte le contraddizioni che si possono verificare sono importantissime in quanto minano la credibilità della persona offesa, la cui parola, molto spesso, è l’unica prova contro l’imputato ma può anche essere sufficiente per portare alla condanna. 

In un altro processo in cui ho difeso l’imputato per il reato di stalking, la presunta persona offesa definiva la gelosia dell’imputato talmente eccessiva da essere per lei invalidante, ricca di minacce nei suoi confronti e di atteggiamenti che la portavano a temere per la sua incolumità. Nel controesame, per smentire totalmente questa menzogna, ho sollevato diversi temi come il lavoro della presunta persona offesa e gli SMS che si è scambiata con l’imputato per molto tempo, in cui, c.v.d.,  non figurava minaccia alcuna, atti a dimostrare che le condotte del mio assistito fossero condotte, seppur talvolta insistenti, che rientravano in un normalissimo rapporto di coppia che, come ogni rapporto, era caratterizzato anche da discussioni e attriti.

Questi sono i due aspetti che generalmente vengono presi in considerazione ma, come detto all’inizio, ribadisco che non esiste una strategia difensiva standard in base alla fattispecie di reato contestata. È indispensabile che l’Avvocato studi il fascicolo, si confronti con l’assistito e sia sempre chiaro con lui al fine di instaurare un rapporto di fiducia indispensabile.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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