La società moderna dà un brutto significato alla parola cliente.

Chi è il cliente?

Oggi con la parola cliente s’intende qualcuno che porta soldi per ottenere in cambio una prestazione professionale.

Tutto molto asettico.

I miei clienti non sono numeri. Semplici portatori d’acqua. Oppure vacche da mungere.

La parola cliente, a mio parere, deve essere riportata ai suoi antichi splendori.

Nell’antica Grecia la parola cliente indicava colui che si metteva sotto la cura di un’altra persona. Sotto la sua protezione. Sotto la sua guida.

E quella “guida” ne era responsabile.

È da questa scintilla, da quest’incontro tra avvocato e cliente, che nasce quello che è il cemento di ogni difesa. La fiducia.

Cos’è il c.d. rapporto fiduciario tra avvocato e cliente?

Sicuramente è un rapporto sacrale e magico.

Un rapporto di fiducia e di rispetto. Non soltanto tra professionista e cliente ma tra persone.

E la fiducia e il rispetto si conquista sul campo attraverso il sudore del lavoro, l’ambizione di vincere, la voglia di dare un risultato al proprio assistito.

So benissimo che i casi sono tutti particolari, difficili, diversi e il più delle volte riguardano degli eventi drammatici.

So benissimo che il cliente mi affida le chiavi della sua vita e del suo destino. Ne sono consapevole.  E mi sento responsabile.

 

Fiorello La Guardia, sindaco italoamericano di New York, in un suo discorso disse: “Se muore un passero in Central Park mi sento responsabile”.

È con questo sentimento che porto avanti la difesa penale dei miei clienti. È questa la caratteristica che do al rapporto con i miei assistiti.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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