La gente non ha una buona opinione degli avvocati. Nel migliore dei casi li giudica arraffoni, venali, traffichini; nel peggiore, corruttori di anime, vampiri assetati di sangue, figure demoniache ammantate di toga e armate di codice. Come dice il vecchi adagio: “giudici e avvocati, beati chi non li ha mai incontrati”.

La letteratura non ci aiuta.

Chi non ha letto a scuola il III capitolo de “I Promessi Sposi” in cui Renzo Tramaglino giunge, con tanto di capponi in dote, dal celeberrimo Azzecagarbugli per sapere se esistevano delle “grida” che avrebbero potuto condannare il prepotente Don Rodrigo.    Per tutta risposta, il povero Renzo, viene cacciato via dal pavido legale, in quanto questi va in panico solo a sentire il nome del prepotente signorotto locale.

Neanche il cinema parla bene degli avvocati; anzi conferisce loro un’aurea di satanismo.

Chi non ricorderà la mirabile interpretazione in “Carlito’s way” di Sean Penn – che interpreta un avvocato cocainomane e psicopatico – il quale finisce per rubare i soldi del suo stesso cliente mafioso e, vistosi scoperto per la malefatta compiuta, decide addirittura di ucciderlo mentre lo aiuta a fuggire da un penitenziario di massima sicurezza.

Da qui la famosa frase del suo assistito, Carlito, alias Al Pacino, che recita: “Tu non sei più un avvocato, tu sei un gangstar”.

E che dire di un’altra icona del cinema, Richard Gere, che nel film “Schegge di paura” impersona un penalista di fama il quale, nel bel mezzo di un’intervista, dichiara al giornalista:

“La prima domanda che faccio ad un mio cliente non è se è innocente o colpevole, ma: “Hai messo da parte i soldi per il giorno nero? Perché oggi… è un giorno nero”. Tuttavia credo che il colpo di grazia all’iconografia della categoria in questione l’abbia data il famoso film “L’avvocato del diavolo”, in cui Belzebù in persona – interpretato da uno smagliante Al Pacino – decide che l’habitus più confacente alla sua essenza non sia quella del mafioso, del terrorista o del serial killer, bensì proprio quella dell’avvocato! Indimenticabile la frase di “Lucifero Pacino” che dice qual è il peccato preferito di un avvocato: “La vanità… è decisamente il mio peccato preferito!”.

Sicché, a dispetto dell’immaginario collettivo testé citato e della vox populi che circola sugli avvocati, questo SITO e il mio contatto vuole dare un aiuto a chi chiede una risposta a domande, interrogativi, quesiti, in materia legale. Insomma, un avvocato che non “puzza di zolfo”, ma che sia, semplicemente, al servizio del suo cliente.        In sintesi, un avvocato che combatte per il proprio assistito cercando di riuscire a vincere la difficile battaglia, a volte, contro una giustizia ingiusta.

Alla fine, spero di convincervi che gli avvocati, in fondo in fondo, e neanche tanto in fondo, non sono poi così male.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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