Cos’è?

Il reato di riciclaggio è previsto dall’art. 648 bis del codice penale e punisce quei soggetti che sostituiscano (con altri beni o servizi) denaro o beni derivanti dalla commissione di una serie di delitti, ovvero ne trasferiscano o ne occultino la provenienza. Il denaro o i beni devono provenire da una serie di attività illecite indicate quali la rapina aggravata, l’estorsione aggravata, il sequestro di persona a scopo di estorsione nonché da delitti concernenti la produzione o il traffico di sostanze stupefacenti.

Affinché si possa ritenere realizzato il reato di riciclaggio è necessario che la persona accusata di questo reato abbia concretamente occultato o sostituito il denaro non abbia partecipato alla commissione del reato dal quale i soldi o i beni provengono.

Si faccia riferimento ad esempio al signore che si offra di riciclare del denaro proveniente dalla vendita di sostanze stupefacenti, vendita già in atto o già programmata, senza però aver partecipato direttamente alla vendita. Si pensi anche all’ipotesi di un soggetto che nasconda il riscatto ottenuto da un sequestro di persona al quale però non ha preso parte.

La persona che tiene il comportamento previsto dalla norma deve essere consapevole ed avere la volontà di sostituire e trasferire denaro, così come deve essere consapevole e deve volere occultare la provenienza dei proventi. È comunque necessario che il soggetto sia a conoscenza della provenienza illecita del denaro.

Che cosa rischio?

La norma punisce il comportamento descritto con la pena della reclusione da quattro a dodici anni in aggiunta alla multa da € cinquemila a € venticinquemila.

È bene precisare che affinché si arrivi ad una sentenza di condanna per il reato di riciclaggio non è necessario che il reato dal quale proviene il denaro sia stato accertato in un altro processo. È sufficiente, ai fini della condanna, che il giudice accerti che il denaro o i beni provengano da un delitto contemplato dalla norma.

Come posso aiutarti?

Una possibile linea difensiva potrebbe essere quella di dimostrare che il soggetto agente non è a conoscenza della provenienza illecita del denaro di cui si è servito, requisito necessario previsto dalla norma.

Un esempio concreto ha riguardato il caso di un soggetto a cui veniva obiettato di aver ricevuto un’ingente somma di denaro da parte di una società, successivamente fallita, e di aver trasferito il denaro ricevuto a favore di una diversa società. Nel corso del giudizio di Cassazione si è cercato di dimostrare la mancata consapevolezza del soggetto che il denaro provenisse da un’attività illecita e la mancanza altresì della volontà di occultare la provenienza del denaro.

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Avvocato penalista Milano Francesco D'andria

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