In questo articolo affrontiamo i falsi ricordi nei minori e gli effetti che questi provocano sulla verità nelle aule di giustizia.
Cos’è un falso ricordo?
Si definisce falso ricordo un fatto che in realtà non è mai avvenuto, ma che viene rammentato come se fosse realmente accaduto.
Il falso ricordo può verificarsi maggiormente nei minori.
Il minore è soggetto altamente suggestionabile.
Sotto il profilo neurologico si può dire che La capacità mnestica, ossia la capacità a ricordare, dei bimbini in età prescolare è particolarmente labile. Questo per un fatto puramente scientifico, e ci riferiamo allo sviluppo del cervello.
Per le neuroscienze, fino ad una certa età e quindi fino ad un certo grado di sviluppo (4-5 anni) non è possibile formare ricordi stabili; di conseguenza, è lecito diffidare delle memorie anteriori a questo stadio.
Ergo: I soggetti particolarmente esposti ai falsi ricordi sono i bambini.
Gli psicologi Joseph e Anne-Marie Sandler hanno messo in luce la sostanziale inaccessibilità delle memorie infantili; più degli altri tipi di memorie, il ricordo che risale all’infanzia risulta poco affidabile dal momento che le memorie infantili vengono spesso “corrette” e arricchite da particolari derivanti dalle aspettative e dalle fantasie dell’adulto, oppure indotti da trattamenti degli pscicoterapeuti.
Di conseguenza, il bambino potrebbe essere indotto a ricordare e poi a raccontare un fatto che non è mai accaduto.
Nei tanti processi di abusi su minore che ho trattato mi sono reso conto che in essi vi è un “tratto comune”; in ognuno di questi c’è sempre un interrogatorio suggestivo, una domanda inducente, un’aspettativa dell’adulto che inevitabilmente influenza il ricordo del bambino.
Passiamo subito a degli esempi tratti dalla mia esperienza giudiziaria.
La bimba torna a casa e dice che, dopo aver fatto bene un’esecuzione al pianoforte, il maestro le ha dato un bacio sulla guancia.
Il Papà si arrabbia e dice: “Ti ha dato un bacio? Dì che non deve farlo mai più! E che non deve toccarti mai più!”.
In questo modo la bimba viene indotta a pensare che quel bacio dato era qualcosa di brutto, qualcosa che non si fa, e quando il maestro la toccherà successivamente sulla gamba per battere il tempo o le toccherà le spalle e il busto per la correzione della postura quello sarà ancora una volta un atto brutto, qualcosa che non si fa!
Quando riparlerà con i genitori questi le diranno che l’insegnante ha fatto qualcosa che non andava fatto, che lei non capisce perché è piccola, ma loro sanno che quello è… un atto sessuale.
L’adulto quindi reinterpreta quell’atteggiamento alla luce di una connotazione sessualizzante e la minore crederà a quello che diranno i genitori caduti a loro volta in un errore.
Ecco impiantato nella memoria della minore un falso ricordo.
Così una carezza può sembrare un atto di libidine e il minore si ricorderà non la carezza ma un atto di libidine.
Leonardo Da Vinci diceva: “Nulla ci inganna di più del nostro giudizio”.
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Io sono Francesco D’Andria e sono dalla tua Parte.